Una bella e lunga tavola imbandita ospita sempre un buon piatto

Quando si pensa a un buon piatto è difficile non immaginarlo su una bella tavola imbandita. “La tavola invita” dice un vecchio proverbio. È vero anche che viviamo ormai in un’epoca dove si va sempre di fretta e a volte ci capita anche di pranzare o cenare da soli, magari sul divano guardando la televisione o in piedi sull’anonimo bancone di un fast food. Respiriamo a pieni polmoni la frenesia di una società in cui la parola condivisione ha trovato asilo nel mondo virtuale. La domenica è forse l’unico giorno in cui tutti riusciamo a dedicare più tempo alla tavola e alle persone con cui viviamo. Il pranzo diventa solo allora un momento di vera convivialità e il piacere del palato incontra quello della compagnia. Lo scrittore francese Charles Pierre Monselet una volta ha detto: “Meditate bene su questo punto: le ore più belle della nostra vita sono tutte collegate, con un legame più o meno tangibile, a un qualche ricordo della tavola”.

Qualcuno oggi ne ha capito il valore e ne ha fatto una tendenza. Sono nate così, forse, le lunghissime tavolate imbandite. Un esempio è quello di Carlo e Camilla in Segheria, il gastro-bistrot frutto dell’incontro tra l’art director e designer Tanja Solci e lo chef Carlo Cracco, recupero di meravigliosi spazi di quella che era la storica segheria dei nonni di Tanja, risalente al 1929. Dominano in un ambiente nudo ed essenziale, illuminato da nobili lampadari di cristallo a goccia, lunghe tavolate di legno e a croce, accompagnate da una distesa di 100 porcellane bianche e piatti dai decori diversi. Dolce & Gabbana hanno invece pensato di organizzare, per inaugurare la nuova boutique in via Monte Napoleone, una serata speciale su invito: immaginate di vedere in quella che è la via più celebre dello shopping un unico e lunghissimo tavolo con 400 posti a sedere per ospiti selezionatissimi, allestito con candele, fiori e sottopiatti in argento, una vera magia per i sensi. Questa nuova moda ha coinvolto anche il premier Matteo Renzi che ha dato il via alla Milano Fashion Week. In occasione di questo pranzo, organizzato dal Comune di Milano insieme alla Camera nazionale della moda, il premier si è seduto alla lunga tavola dei big della moda, tra Donatella Versace e Silvia Venturini Fendi. Immaginate anche qui una lunga tavolata addobbata con piante e frutti di stagione, quasi a ricreare l’atmosfera di un giardino, e ai lati i costumi e le scenografie del Teatro alla Scala.

Perché dovremmo continuare solo a immaginare? C’è spazio per tutti e anche per i grandi sogni. C’è chi, come l’artista e chef californiano Jim Denevan ha fatto delle tavolate un grande progetto chiamato Outstanding in the Field. Immaginate ancora una volta, e questo è proprio il caso di dirlo, una lunga tavolata davanti al mare, in una distesa di verde, ai piedi di una montagna, in un allevamento, in un frutteto o in un vigneto. Una tavolata che prende forma in qualunque angolo del pianeta o quasi. Sembra un grande ristorante senza pareti, così come ama definirla Jim. La sua missione è quella di riunire i commensali alla terra e alle origini dei loro alimenti e onorare gli agricoltori locali e gli artigiani del cibo che la coltivano. Quale modo migliore di promuovere l’agricoltura locale! Questa è la visione di un imprenditore che ama giocare con il tempo, un artista noto per le sue opere “transitorie”. Jim crea in tutto il mondo disegni temporanei sulla sabbia, sulla terra e sul ghiaccio lasciando che sia il tempo a cancellarli.

Noi invece non dimenticheremo mai le tavolate che abbiamo fatto e che faremo nella nostra vita. La scrittrice giapponese Banana Yoshimoto una volta ha scritto: “La tavola è come una tela dipinta che ci insegna che oggi è una volta sola. L’immagine dipinta svanisce alla fine della giornata, ma il suo ricordo resta scolpito nella mente delle persone che erano sedute al nostro stesso tavolo.” Anche lei ha giocato con il tempo che passa e anche lei ha voluto ricordarci che ciò che conta è quello che resta dentro di noi. E allora tutti a tavola!


Giusy Nicosia a cura di
Giusy Nicosia
giornalista pubblicista freelance che scrive principalmente di cultura, lifestyle, attualità ed enogastronomia. È anche un’addetta stampa, conduttrice tv, fotoreporter, storyteller, web editor e social media manager. Le sue specialità sono le interviste. Ama scrivere poesie, la buona cucina, girare il mondo e leggere storie e filastrocche ai bambini.


Curiosità:

  1. Per gli antichi romani sedersi a tavola era proprio degli zoticoni di campagna o dei provinciali. Loro preferivano sollazzare sui divani e farsi servire le pietanze dai servi, poggiate inizialmente su una grande tavola situata al centro della stanza. Mangiavano con le mani, alla faccia degli zoticoni! Eppure alcuni imperatori romani amavano imbandire le tavole con ricercatezza e originalità. Dell’imperatore Gallieno la Historia Augusta racconta che banchettava in pubblico e si faceva sempre apparecchiare le tavole con tovaglie d’oro, facendosi preparare vasellame ornato di gemme e d’oro.
  2. E pensare che molto tempo fa in Italia si mangiava direttamente sulla tavola. La superficie in marmo o legno si lavava di volta in volta. L’uso della tovaglia è iniziato dall’età dell’imperatore Domiziano.
  3. Nella vita di tutti i giorni gli antichi greci banchettavano spesso insieme, mangiando verdure, formaggi, pesce e carne arrosto, e alla fine della cena aveva inizio il simposio, durante il quale si beveva, si cantava e si conversava.“Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene.”Virginia Woolf

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