Le foodblogger, ma che agitate!

Scrivo di cucina da molti anni ma la figura della foodblogger mi ha lasciato perplessa quando, incontrandone una per scambiare quattro chiacchiere, ho scoperto che diventare foodblogger era per lei il massimo del VIP. Che doveva assolutamente trovare amici, fare scambi, essere invitata a quell’evento e postare il tutto quotidianamente. Poi molto naturalmente mi ha anche comunicato che in famiglia nessuno mangia ciò che lei con grande determinazione si accinge a postare  e non sa cucinare molto bene.
Così ho deciso di provare a dividere le foodblogger in categorie. Un po’ per divertimento e un po’ per allegria, parlandone sempre al femminile per comodità così come le ho incontrate e conosciute in questi anni.
Il termine foodblogger lo troviamo sui social come firma o hashtag, nelle riviste, nei commenti. Se lo inserite nei motori di ricerca troverete svariate classifiche fatte in base a qualcosa che elencano il migliore, il top, il più premiato. Ma se lo analizziamo nel suo essere persona potremmo definirlo con alcune caratteristiche comuni.

La sperduta: quella che non ha ben capito neanche lei chi e cosa deve / vuole fare ma una cosa ce l’ha chiara: io devo esserci!

La scalatrice: quella che usa la sua pagina facebook personale come una pagina pubblica (chiede l’amicizia a chiunque) e si vanta del numero raggiunto.

L’invisibile: va agli eventi, ti chiede l’amicizia su facebook non si presenta e non ti vuole neanche conoscere.

Le FIP (Food Important Person / Pass): si muovono in gruppo, si leggono, si postano e solitamente la prima cosa che chiedono è: “Chi ha l’hashtag di questo evento? Faccio subito un post, un collage. metto su instagram poi su facebook e twitto immediatamente.”

Sotto copertura: è gentile, sorridente, conosce tutti  e vuole conoscere tutti. Ti tagga di sorpresa ma ti studia; chissà se puoi diventare una buona preda per i suoi affari. Solitamente è una PR o lavora per qualche azienda. Non a caso è “sotto copertura”.

Perché le foodblogger si agitano: quando le incontri, agli incontri, sul web, sui social, al ristorante. Vogliono esserci sempre e ovunque. Si devono conoscere e salutare, sefie-are e postare. Assaggiare, cucinare, capire… ma perché c’è qualcuno che sta cucinando?
In conclusione la domanda è: “Ma tutto il resto del mondo, meglio non esagerare, tutto il resto dell’Italia… mangia anche lui, giusto? E allora a noi in realtà chi ci legge, chi segue i nostri consigli, chi ci guarda, chi ci ascolta?!      EHM c’è una notifica in arrivo dall’evento di ieri sera, devo andare.”

Valeria Carimati

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