Bocuse d’Or | Non è che i cuochi italiani hanno ancora paura degli chef francesi?

Come mai la cucina Made in Italy non ha mai vinto al Bocuse D’Or, il più importante concorso gastronomico internazionale ideato nel 1987 dal visionario e pluristellato Paul Bocuse e divenuto un vero e proprio palcoscenico per tutti gli chef del mondo? Stiamo parlando di un contest che premia l’eccellenza e il talento!

Quando vado all’estero racconto della mia terra con orgoglio. Il mio primo vanto è la cucina. Questa sicurezza non mi ha tolto la curiosità di provare anche le specialità dei posti che visito. Resta il fatto che quando si apre il menù di un ristorante italiano si ha davvero l’imbarazzo della scelta. L’Italia è forte di una varietà culinaria invidiabile da chiunque e frutto di quelle che sono le eccellenze regionali. Un primato che il nostro Paese conserva grazie alla genuinità delle materie prime, nutrienti e salutari. Come mai allora la cucina Made in Italy non ha mai vinto al Bocuse D’Or, il più importante concorso gastronomico internazionale ideato nel 1987 dal visionario e pluristellato Paul Bocuse e divenuto un vero e proprio palcoscenico per tutti gli chef del mondo? Stiamo parlando di un contest che premia l’eccellenza e il talento!

L’edizione del 2017 che si terrà il 24 e il 25 gennaio a Lione festeggia il suo trentesimo anno di vita. Il tema che verrà presentato in questo speciale anniversario ai 24 candidati finalisti delle varie selezioni e provenienti da ogni angolo del pianeta, sarà una rivisitazione del pollo con i gamberi, piatto inaugurale del primo Bocuse d’Or.

È ancora la curiosità che mi spinge a fare qualche domanda ad alcuni degli chef italiani che hanno gareggiato a questa ultima edizione. Marco Acquaroli, 30enne lombardo e finalista al Bocuse d’Or Europe di Budapest mi confida che questo concorso è stato da sempre il suo grande sogno che a maggio ha realizzato con grande soddisfazione, anche se solo in parte e con enorme fatica. Marco non ha mai partecipato ai concorsi italiani e alla fine della nostra chiacchierata forse comprendo il perché: “Penso che l’Italia a livello gastronomico non abbia nulla da migliorare se non forse un po’ dal punto di vista della comunicazione e se proprio vogliamo dirla tutta servirebbero un po’ di regole alla francese sulle ricette tipiche. C’è un po’ troppa libertà nelle ricette mentre i cugini francesi sono molto più metodici e regolamentati. Dobbiamo difendere le nostre vere tradizioni.” Lo chef cerca di fare poi il punto della situazione: “L’Italia, pur avendo una grande cultura gastronomica deve capire che il concorso è francese e deve adattarsi ai gusti e alle metodologie francesi. C’è bisogno di esperti in campo Bocuse d’Or e ci vorrebbe la prestazione tecnica di un ex vincitore. Alla finale di Budapest abbiamo presentato il cervo alla milanese con intingolo toscano e lo storione alle alghe patate croccanti con cipolla al caviale e lattuga in carpione. Dobbiamo considerare che i temi imposti erano cervo per quanto riguarda la carne e storioni per quanto riguarda il pesce, temi appunto scelti dall’Ungheria, il paese ospitante.”

Ho la fortuna di incontrare virtualmente anche Daniele Lippi, il più giovane chef (25 anni) che ha partecipato al Bocuse d’Or Italy ad Alba, dove si sono tenute le selezioni nazionali. Daniele afferma che è stata un’esperienza che rifarebbe senz’altro, ma vivendola con più serenità. Anche lui ha qualche consiglio da dare all’Italia per l’edizione del 2018: investire di più in questa competizione. In che modo? “È poco il tempo che le aziende concedono ai concorrenti per fare le prove. – asserisce – Un buon risultato metterebbe in buona luce il concorrente e quindi l’azienda! In Italia il concorso è ancora poco pubblicizzato. Sarà forse perché non si conosce bene questa gara e non si crede nelle potenzialità mediatiche che potrebbe avere la partecipazione o la vincita ad un concorso del genere.”

Non ci resta che attendere le selezioni al Bocuse d’Or 2018. Nel frattempo l’Italia potrebbe prepararsi ispirandosi a un vecchio proverbio francese che dice: “Impossible n’est pas français” (impossibile non è francese…l’ha detto anche Napoleone ).


giusya cura di
Giusy Nicosia
giornalista pubblicista freelance che scrive principalmente di cultura, lifestyle, attualità ed enogastronomia. È anche un’addetta stampa, conduttrice tv, fotoreporter, storyteller, web editor e social media manager. Le sue specialità sono le interviste. Ama scrivere poesie, la buona cucina, girare il mondo e leggere storie e filastrocche ai bambini.


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